«Carnage» di Roman Polanski

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«Ma chi gli ha chiesto di vomitare opinioni?» [Penelope (Jodie Foster)]
La rissa di due ragazzini undicenni può scatenare diverse e inconsuete conseguenze, che i loro genitori vorrebbero placare. Pertanto, i genitori della «vittima», Penelope (Jodie Foster) e Michael (John C. Reilly) invitano i genitori del «teppista», Nancy (Kate Winslet) e Alan (Christoph Waltz), a casa per cercare una soluzione, ma qualcosa mette a dura prova il nobile intento di mettere pace tra i loro figli...


Tratto dallo spettacolo teatrale di Yasmina Reza, «The God of Carnage» che ha debuttato nel 2006 a Parigi, ottenendo grande successo anche nelle rappresentazioni successive a Londra e Broadway, dove nel 2009 ha suscitato particolare interesse in Roman Polanski. Infatti, questi ne volle fare subito un film, prevedendo insieme Yasmina Reza un nuovo allestimento, che porta la storia ad essere ambientata in America, a Brooklyn.
Non è la prima volta che Roman Polanski decide di lavorare su un film in cui costringe i protagonisti a essere in un unico luogo, dove è possibile scrutare ogni singola emozione, parola, reazione dei personaggi. Questi, infatti, sono rinchiusi in un appartamento di Manhattan (casa della famiglia della vittima) e qui è già evidente dalle prime battute con punte sarcastiche, che presto quella finta patina di buonismo sarebbe caduta presto, svelando il vero volto dei quattro protagonisti. Indubbiamente, la sceneggiatura dal tono particolarmente teatrale e soprattutto il volere del regista di svolgere lo spettacolo in tempo reale, cioè in novanta minuti, in cui da una parte ci sono Nancy (Kate Winslet), che è un broker finanziario e madre sommersa dai sensi di colpa, perché non riesce a dedicare abbastanza tempo al figlio e al marito, Alan (Christoph Waltz), avvocato e incarna una moderna figura mitologica, metà uomo e metà BlackBerry. Dall’altra parte c’è Penelope (Jodie Foster), madre a tempo pieno, con la passione per la scrittura (una scrittrice scampata) e l’arte contemporanea e Michael (John C. Reilly), grossista di articoli per la casa e che, pur non essendo abbastanza ricco, sfoggia sigari e liquori proponendoli come unici ed eccezionali, quando invece sono di pessima qualità. La rottura di questo fastidioso perbenismo si ha nel momento in cui la perfetta signora Cowan, Nancy si sente male e vomita, come se quest’atto rappresentasse il buttare fuori la vera natura dell’essere umano di ieri, d’oggi e del prossimo futuro, dato il comportamento poco maturo tenuto dai figli.
Un cambiamento di registro totale che vede i quattro genitori cercare a tutti costi di ricatturare la propria maschera, ma oramai era troppo tardi per nascondersi, così tutti gli attori presenti hanno dato prova di saper recitare davanti allo camera da presa come se fossero a teatro, immedesimandosi pienamente nella vita del proprio personaggio.
Una storia che lascia lo spettatore basito, perché inizialmente credi che sia una commedia, ma poi si apre una porta su un mondo che ben conosciamo e su cui spesso non riflettiamo.

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