«La Fine è il mio inizio» di J. Baier
02:28
«Io voglio morire ridendo e se tutto sarà più
difficile allora la risata sarà più corta»

Tratto dall’omonimo
libro «La fine è il mio inizio» di Tiziano Terzani e suo figlio Folco, il film è diretto dal regista
tedesco Jo Baier, che decide di assumersi il compito non
facile di raccontare in pellicola la storia di uno dei giornalisti italiani tra
i più discussi, controversi e ricco di esperienze che sia mai esistito.
Pertanto, è consigliabile o anche
d’obbligo sedersi su una poltrona non troppo comoda per godere a pieno delle
sfumature, spesso molto sottili e implicite, con le quali il regista cerca di
far emergere un significato più ampio e profondo, come gli intesi silenzi
sottolineati da inquadrature lunghe, morbide e forse troppo lente.

E poi c’è un Tiziano Terzani,
interpretato da Bruno Ganz, equilibrato, saggio e consapevole che giunti
alla fine del quel viaggio, chiamato vita, si sono commessi anche degli errori,
cui cerca di rimediare con la speranza che non sia tutto vano.

Probabilmente è questo il senso
del film: lasciare la possibilità allo spettatore di farsi tante domande sulla
vita, sui rapporti genitore-figlio, d’amore, con sé stessi e arrivare così a
dire che «
allora questa è la fine, ma è anche l’inizio di una storia che è la mia vita».
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