«Hugo Cabret» di Martin Scorsese

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L’orologio della stazione ferroviaria di Parigi è un ottimo punto di osservazione per il ragazzino dalle mille risorse, Hugo Cabret. Alla morte dei suoi genitori Hugo (Asa Butterfield) è costretto ad andare a vivere con lo scontroso e ubriacone dello zio paterno, addetto alla manutenzione degli orologi nella stazione ferroviaria di Parigi ed è proprio lui a insegnargli tutto sugli orologi. Tuttavia, il ragazzino è più impegnato a cercare di scoprire un segreto di suo padre che a segnalare la scomparsa dello zio, ma ciò lo porterà a incontrare un particolare venditore di giocattoli, Papà George (Ben Kingsley) e la sua figlia adottiva Isabelle (Chloë Grace Moret).
"Se ti sei mai chiesto dove vengono creati i tuoi sogni, 
guardati attorno, vengono creati qui."

Liberamente tratto dal bestseller di Brain Selznick, “The Invention of Hugo Cabret”, Hugo Cabret è diretto dal premio Oscar, Martin Scorsese, che con Johnny Depp, Graham King, Tim Headington  e Rai Cinema l’ha anche prodotto.

Scena film Hugo Cabret
Al limite tra il genere fantasy e quello del giallo, il film è stato realizzato anche in tre dimensioni, facendo acquisire maggiore rilievo alle scenografie del premio Oscar Dante Ferretti, costruite con eccellente maestria tecnica ed estetica, tanto è vero che è chiara l’attenzione nei particolari storici tali da rendere la narrazione filmica molto coerente e affascinante. 
Hugo Cabret di Martin-Scorsese
Inoltre, non essendo impresa facile omaggiare il miglior libro illustrato del 2007 (secondo il "New York Time"), il regista spiega la scelta del diverso formato cinematografico, dicendo che “lo spettatore di un film non ha il vantaggio di un lettore, che ha accesso ai pensieri e ai sentimenti reconditi del protagonista. Ma nel film c’è il suo viso straordinario, le sue azioni esaltate dal 3D. La storia aveva bisogno di essere modificata, perciò alcuni elementi del libro sono stati eliminati. Ma penso che certe immagini – in particolare in 3D – siano così eloquenti da riuscire a raccontare l’intero libro”.

Tuttavia, proprio perché tratto da un romanzo, la storia trasportata nel cinema sembra perdere qualcosa d’importante. Probabilmente il ritmo originale del racconto. Infatti, sembra essere quasi fin troppo discontinuo il modo di narrare, così, velocizzando e allungando le scene, si rischia di distrarre spesso lo spettatore. D' altra parte è evidente che in realtà l’intera opera vuole essere anche un omaggio alle origini della cinematografia nei suoi contenuti, nelle sue convinzioni e nelle sue abilità tecniche, messe in evidenza dall’ interpretazione di Asa Butterfield (Hugo) che guarda il mondo scoprendo ogni giorno qualcosa di meraviglioso, come accadeva a chi realizzava e/o guardava i film delle origini. Poi c’è papà George interpretato da Ben Kingsley  che appare un uomo deluso, nostalgico e che si rivolge al passato pensando a ciò che nel presente non ha più e che rendeva la sua vita “magica”, facendo a mio parere passare in secondo piano l'omaggio esplicito al romanzo.

Martin Scorsese
Nonostante ciò, in generale la storia e tutti i personaggi sono caratterizzati dalla speranza che il “passato” torni per capire cosa succede nel “presente”, cosa gli riserve il “futuro” e come dice Hugo, gli piace "immaginare che il mondo sia un unico grande meccanismo. Sai, le macchine non hanno pezzi in più. Hanno esattamente il numero e il tipo di pezzi che servono. Così io penso che se il mondo è una grande macchina, io devo essere qui per qualche motivo. E anche tu!”.

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